Essere Leo: un’esperienza di leadership
Essere Leo: un’esperienza di Leadership
Non tutti sanno che “Leo” non è solo la traduzione latina di leone. Leo è anche l’acronimo di “Leadership, Experience, Opportunity”. Essere Leo è donare a noi stessi l’Opportunità di vivere un Esperienza di Leadership.
E proprio quest’ultimo termine, dal mio punto di vista, dev’essere maggiormente analizzato.
La leadership non è sempre innata. Essa si acquisisce anche con il tempo, “lanciandosi” in nuove sfide, proponendosi quale referente per un service, accettando un nuovo incarico, quale quello del presidente di club…
Si diventa davvero leader quando si pretende più da sé stessi che dagli altri. Ciò non significa che non si debba delegare. Anzi. Significa che nel dare fiducia agli altri, bisogna essere i primi nel dare il buon esempio, nel perseguire la strada giusta, nel decidere con tempestività, nel prendere iniziative, sorprendere con idee nuove ed utili, non solo per il proprio Club, ma anche per la propria comunità. Il leader dev’essere grintoso e travolgente, mai svogliato. Dev’essere il primo a dare il buon esempio. Il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via.
Il vero leader dev’essere giudicato per ciò che fa, non per ciò che dice. L’onestà, la correttezza, la lealtà devono essere pilastri del suo operato. Il leader non deve pretendere, ma deve fare in modo che gli altri pretendano da loro stessi. Deve guidare con determinazione, senza titubanza. Deve spingere i propri soci ad esternare i propri punti di forza ed a migliorare le proprie debolezze.
Il leader deve essere “primus inter pares”, deve offrire ai propri soci la possibilità di superarsi, assegnando loro obiettivi ambiziosi. Il leader, però, deve saper porre l’asticella all’altezza giusta. Non deve pretendere troppo né proporre obiettivi irraggiungibili, onde evitare sconforto e perdita di entusiasmo. In poche parole, deve conoscere il proprio club, dev’essere conscio delle proprie possibilità e deve comprendere che i traguardi devono essere raggiunti gradualmente, senza fare passi più lunghi della gamba.
Il socio deve sempre sentirsi incoraggiato, mai criticato dal leader, sul quale deve poter sempre contare per una parola di conforto.
Il leader non conosce tutto, ma ha sempre voglia di imparare. Non parla per primo e poi ascolta, ma ascolta e poi parla. Ispira e sprona, non dirige. Il leader non pretende risultati, ma chiede impegno, distribuendo responsabilità. Non dice mai “io”, ma sempre “noi”.
Il leader non dev’essere il “supremo leader” od il “caro leader”, retaggio di qualche dittatura dell’est asiatico, ma dev’essere giusto, generoso ed equo.
Dev’essere ben organizzato, deve saper pianificare per tempo le riunioni, rispettare le scadenze, fare in modo che tutti i soci siano idoneamente informati sulle decisioni da prendere.
Il leader deve saper “recuperare” i soci che si credevano persi, incoraggiandoli a ricominciare, a riprovarci. Dev’essere previdente e saper coinvolgere i più giovani, futuro dell’associazione.
Il “mestiere” del leader non è mai semplice né scontato. Richiede molto impegno e dedizione. Ma, se ben gestito, può portare numerosi frutti, in primis per il club, ma anche per la propria crescita personale ed umana.
Alberto Tiziani