PENSIAMO AI FAMILIARI
I soci di un club che fanno parte del medesimo nucleo famigliare, in genere di consorti, possono essere iscritti come soci famigliari. Al socio questo inquadramento offre un qualche risparmio sulla quota, mentre al club d� la possibilit� di avere dei nuovi soci noti, che conoscono il lionismo, e che collaborano gi�, spesso in modo determinante, alla vita dell� associazione.
Si tratta di una categoria che viene promossa in modo particolare dal Presidente Internazionale Barry Palmer e da anni � incentivata da Lions International tramite il dimezzamento della loro quota internazionale. In Italia i soci famigliari sono quasi un migliaio pari a circa il 2 percento del totale, di per s� sarebbe una cifra che potremmo definire poco rilevante se non fosse che i dati presentano un’ enorme disparit� tra distretto e distretto, dal pi� virtuoso con il 14%, ai tre fanalini di coda che sono a quota zero. Il nostro distretto si colloca tra gli ultimi a quota 4 (non percento �. 4 soci in tutto). Questioni culturali? Sembra proprio di no. Se solo consideriamo la classica divisione tra nord centro e sud, vediamo che la ripartizione non � omogenea n� si riescono ad ipotizzare regole comportamentali. Se scendessimo poi a guardare i singoli distretti, troveremmo dei dati fortemente discordanti anche tra aree attigue. Tre considerazioni vengono subito in mente: i soci famigliari si possono fare in tutta tranquillit� ed in numero sensibile; nel distretto primo della classe, ci saranno senz�altro dei club ben oltre quel 14% di media; possiamo pensare che ci siano dei casi in cui un socio su cinque � famigliare; i soci famigliari non sono pericolosi, a parte situazioni particolari che possano esistere in qualche club (non � strano se si pensa che ci sono ancora club che non hanno donne), quelli che hanno un numero rilevante di soci famigliari vi sono arrivati senza dubbio gradualmente, e se avessero riscontrato dei problemi si sarebbero fermati; i soci famigliari non sono conosciuti, la disparit� di diffusione tra aree anche limitrofe fa pensare che non li si conosca affatto o siano snobbati; come gi� detto si pu� pensare a difficolt�, anche legittime di certi club, ma che ci� accada in un migliaio di club in Italia � alquanto dubbio. Anche in questo caso alla base di tutto c� � la conoscenza e, forse, l� apertura verso quelle nuove proposte che emergono per adeguare la nostra associazione alle esigenze di un mondo in rapido cambiamento. Ma andiamo al di l� dei numeri. Proviamo a guardare in faccia chi potrebbe essere socio famigliare. Quante volte i consorti hanno partecipato attivamente alla vita del nostro club. Quante volte si � gi� ricorsi al loro aiuto per meglio organizzare delle manifestazioni o dei service. Un consorte da anni frequenta il club, ne conosce le dinamiche e conosce il mondo Lions; ha gi� collaborato in diverse occasioni condividendo gli obiettivi. Diventando socio sarebbe operativo sin dal primo momento, ma, soprattutto, parteciperebbe in prima persona alla vita del club con la possibilit� di ricoprirne le cariche e non sarebbe una semplice comparsa relegata alle cene o ai casi di necessit�. I nostri famigliari possono essere una ricchezza anche per il nostro club.