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Quando un service diventa poesia

Mi piacerebbe tantissimo tornare a dodici ore fa… Vorrei tanto varcare nuovamente il portone della scuola e aspettare all’ingresso… Due minuti… Quattro… Poi dalle scale un rumore… un vociare educato, quasi sussurrato, ed ecco … due ragazzini belli come il sole si avvicinano e mi dicono: siamo venuti a prenderti… Due cavalieri in miniatura che con molto garbo hanno preso tutto il mio piccolo ufficio portatile e mi hanno accompagnata al mezzanino. Due principi azzurri non più alti di un metro e venti e di quindici anni… forse… in due.

Così è iniziato il mio viaggio oggi, pensando a cosa avrei potuto dire per emozionare quei bimbi che sicuramente sarebbero stati più bravi di me nel farlo.

Era da tanto tempo che non mi sentivo … sotto esame…

Sulle scale ho trovato tutti gli altri, con gli angeli delle loro maestre, tutti ordinati in fila, e siamo partiti.

Corridoi, stanzoni… L’abside di una chiesa e una suora in meditazione. Poi scale e scale, sempre in “silenzio”, il silenzio dei bambini, ed ecco: in mansarda lo spazio per noi. Loro tutti insieme si sono seduti attorno, come ad una lezione un po’ speciale, dove io, piano piano, provavo a conquistare la loro fiducia. Come non lo so, forse parlando con il cuore aperto, forse sedendomi per terra così da raccontarci “alla pari”.

Sono diventata loro complice in questa pazza avventura, se vista con gli occhi degli adulti. Una pazza avventura che a me, invece, pare piuttosto un fantastico viaggio, il viaggio di gente che non ha un’età perché lascia parlare l’anima… sempre. E tutti sanno che l’anima non ha età. Non ha età chi gioca ancora, non ha età chi sogna ad occhi aperti e chi crede, sempre, che tutto è possibile.

Un esercito! Un esercito di fronte a me… Quarantanove piccoli che hanno iniziato ad ascoltare. Ed è stato un precipitare nelle emozioni e più ci raccontavamo, più si avvicinavano. Una ragazzina si è avvicinata così tanto da non lasciarmi più spazio per mettere i piedi, finché li ha messi sopra i miei. E’ stato a quel punto che un’altra bimba mi ha afferrato la gamba e un altro mi ha abbracciata e poi letteralmente travolta da baci.

Ma prima che tutto questo accadesse siamo stati una buona oretta a studiarci… Anzi, io ho provato a studiare loro.

E’ un altro mondo. Un mondo al quale siamo tutti appartenuti ma che abbiamo dimenticato troppo in fretta. Chi è più diretto e trasparente di un bimbo? Con loro devi relazionarti stando attenta ad ogni piega del discorso perché loro, così curiosi, assorbono ogni sillaba di quel che gli interessa. Le parole, con i bambini, vanno dritte al cuore. Non ci sono ragionamenti complessi, la complessità appartiene al mondo degli adulti che faticano a comprendere proprio i ragionamenti più semplici. Se ci ricordassimo ogni tanto di come eravamo…

Con me ovviamente è venuto Energy Jr ed è stato proprio lui ad introdurmi ai ragazzini. E loro se ne sono subito innamorati.

Ho spiegato ai bambini come impostare il colloquio, cosa dire al peluche per rassicurarlo, come chiedergli quali sono le sue ambizioni, i suoi obiettivi e come studiare un modo per realizzarli, con impegno e costanza. Perché ogni desiderio può avverarsi se lo vogliamo davvero. E poi ancora… Le etichette non servono. Vanno tolte dai peluche. Servono soltanto nel mondo degli adulti per distinguere le persone, per renderle diverse sulla base di convenzioni che i piccoli non hanno. Quindi, via le etichette. Via anche gli abitini, perché i peluche sono come mamma li ha fatti e così devono “crescere”, sempre liberi di essere quello che sono, liberi di esprimersi secondo le proprie inclinazioni.

Confesso, avrei portato con me tutti quei bimbi. Tutti. Oggi è stata una giornata di pura emozione. Ho fatto il pieno di tenerezza.

E’ la strada giusta per questo progetto moltiplicatore di amore.

Sono così soddisfatta, felice e grata che non vedo l’ora che venga lunedì per tornare in questa scuola.