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Il Lions sostiene la ricerca sul cancro

Si accende la speranza per i malati di tumore del colon-retto.

Il dott. Carrara e il dott. Motter, in un incontro con i Lions Club Valsugana e Trento del Concilio che da tempo ne sostengono l’attività, hanno presentato il loro studio sul Valore predittivo del linfonodo sentinella rilevato con iniezione di tracciante fluorescente nella stadiazione dei tumori del colon-retto.

Occorre forse fare il punto su cosa siano i linfonodi e le stazioni linfonodali.

I linfonodi sono delle ghiandole di piccole dimensioni che filtrano la linfa e sono numerosi nel nostro corpo; in essi convergono i collettori linfatici, che trasportano la linfa, costituita da acqua, proteine, elettroliti, grassi e linfociti che servono per le difese immunitarie; spesso sono raggruppati formando le cosiddette stazioni linfonodali, che raccolgono la linfa di una determinata zona del corpo; ed in essi perciò si evidenziano in anticipo eventuali condizioni anomale degli organi e dei tessuti circostanti. Il Linfonodo Sentinella è il linfonodo che le cellule tumorali incontrano per primo quando raggiungono una stazione linfatica. L’obiettivo è quello di riuscire a rintracciare i primi linfonodi attraverso i quali il tumore si diffonde, molto spesso così piccoli da sfuggire all’esame istologico, e, nel caso di questo tipo di tumore, ancor più difficilmente rintracciabili perché dispersi nel grasso periviscerale. Il cancro del colon-retto è purtroppo una patologia frequente, che rappresenta la terza patologia neoplastica più comune nel sesso maschile e la seconda nel sesso femminile, e si deve agire su più fronti per ridurne l’incidenza e la mortalità, con la prevenzione e con terapie medico-chirurgiche innovative. Ricordiamo che fattori di rischio sono l’ETÀ, il SESSO (il cancro del colon-retto è più frequente nell’uomo), la FAMILIARITÀ e lo STILE DI VITA, riferendoci con questo all’assunzione di alcool e fumo, a scarsa attività fisica e obesità, a dieta ricca in carne, sale, conservanti e povera in vegetali. La terapia di questo tumore è, oggi, essenzialmente chirurgica, e mira ad ottenere l’asportazione completa del tumore primitivo e del grasso viscerale circostante, che contiene i linfonodi passibili di localizzazione metastatica. I due giovani chirurghi, che operano presso l’Unità operativa di Chirurgia I dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, hanno ideato una tecnica di marcatura con tracciante fluorescente che, in chirurgia mini-invasiva, permette di verificarne con una successiva biopsia le caratteristiche. La tecnica del Linfonodo Sentinella è già largamente approvata per altri tipi di tumore, come quello della mammella e nei melanomi; nei tumori del colon-retto rimane però a tutt’oggi priva di una convalidazione scientifica, stante la mancanza di evidenze in letteratura. Lo studio si propone di verificare in primo luogo la validità della tecnica di individuazione del Linfonodo Sentinella, e di confermare l’ipotesi del valore predittivo del linfonodo sentinella sulla presenza di metastasi linfonodali nei tumori del colon retto. La possibilità di analizzare il Linfonodo Sentinella permetterà di guidare la scelta dei successivi trattamenti medico-chirurgici: infatti, se il linfonodo sarà sede di localizzazione metastatica, si dovrà procedere a resezione chirurgica del tumore e di tutti i linfonodi loco-regionali, mentre la negatività del Linfonodo Sentinella risparmierà al paziente lo svuotamento chirurgico delle stazioni linfonodali.

Per questi motivi lo studio dei chirurghi trentini, unico in Italia, sta suscitando interesse in Europa e nel mondo. Dal dicembre 2013 ad oggi sono stati esaminati, a Trento, 50 pazienti, e i risultati emersi sono incoraggianti. Innanzitutto, la procedura è fattibile e sicura. La percentuale di localizzazione del linfonodo sentinella risulta ad oggi del 93% con un valore predittivo negativo del 94%: ciò significa che la negatività del linfonodo sentinella corrisponde alla negatività degli altri linfonodi regionali. Lo studio trentino potrà dunque in futuro offrire la certezza di una cura radicale pur con un approccio meno invasivo e più rispettoso del benessere del paziente.